Car and Friends

Valerio Berruti
Marco Tullio Giordana

Tutto quello che non dovete sapere sulle auto

75 anni di amori ribaltabili

Accadeva settantacinque anni fa in un’America uscita senza le ossa rotte dalla seconda guerra mondiale. La Nash, una delle case automobilistiche più popolari del tempo, avviata nel giro di pochi anni ad unirsi con la Hudson per dare vita al più importante accordo industriale degli Stati Uniti sotto il nome di American Motors, lanciava il suo ultimo modello, l’Ambassador Airflyte, una vettura immediatamente destinata ad entrare nei sogni di tutti i teenager a stelle e strisce. Aveva una linea particolarmente arrotondata e dimensioni generose, in più presentava una soluzione all’interno che doveva rivoluzionare la storia dell’automobile e pure quella dei costumi: aveva i sedili anteriori completamente reclinabili.

La pubblicità ne esaltava le possibilità a vantaggio dell’intera famiglia poiché si poteva creare un vero lettone a due piazze; e negli anni in cui l’America si metteva on the road, con le sue lunghe distanze e gli ancor rari motel sulle nascenti autostrade, l’idea era stuzzicante per chi voleva viaggiare senza portarsi al traino una roulotte. In effetti, va detto che su quel giaciglio imbottito si stava proprio comodi, perché il cambio era al volante e lo spazio garantiva un buon sonno.

Ma i ragazzi che entravano nell’età dei pruriti, e che in America a sedici anni potevano già avere la patente, corsero subito con la fantasia ben oltre le possibilità pubblicizzate sui depliant dell’auto. Erano gli anni in cui i cinema drive-in cominciavano a spopolare e le cronache dell’epoca raccontano che le Nash Airflyte fossero molto diffuse in quei luoghi, anche se da quelle parti gli spazi dove appartarsi non mancavano di certo.
Ovviamente i moralizzatori si indignarono in fretta e partì anche una vera e propria crociata contro i diabolici e peccaminosi sedili multiuso.

Sempre i giornali del tempo avvisavano: attenti genitori, i vostri figli useranno l’Airflyte “to make out”. Nello slang “make out” sta a significare un’attività di primo approccio tra un maschio e una femmina. Ma gli stessi giornali andavano ben oltre con le minacce, e lo facevano come si usava all’epoca, prendendo in prestito dal mondo del baseball termini che sottintendevano un irrimediabile seguito: “first base”, “second base”, “third base” fino al terribile finale “home run”. Per le famiglie benpensanti questo era più preoccupante della fabbricazione della bomba a idrogeno oppure della contemporanea entrata in guerra contro la Corea.

Ma la Nash fiutò che quella era la miglior pubblicità possibile per la sua auto, e addirittura lanciò optional sempre più alludenti come il materassino gonfiabile che si adattava perfettamente ai sedili oppure le tendine in sintetico capaci di assicurare una riservatezza assoluta agli occupanti.
Non ci volle molto perché anche gli altri costruttori seguissero la stessa via, di conseguenza l’Europa non poté essere da meno, pur se nel vecchio continente le dimensioni delle auto erano molto meno invitanti.
La Fiat fu tra le prime case a importare la novità e lo fece con la 600 D, il modello evoluzione della prima 600, quello con il motore la cui cilindrata era salita a 750 cc.

Ormai si stava entrando nei favolosi anni 60 e l’entusiasmo non fu da meno di quello degli americani: in fretta tutte le auto europee si adeguarono, dalle più grosse berline alle più piccole utilitarie. Un giorno il grande Renzo Arbore ricordò che: «quando eravamo fidanzati: andavi al Parco della Rimembranza, a Napoli, e c’erano tutte le 500 in fila con i tettini chiusi e i sedili ribaltabili fatti dal meccanico. E poi c’era il giornale per creare un’intimità: mi ricordo che i quotidiani dell’epoca costavano 25 lire, ma c’era un giornale, La Gazzetta dello Sport, che costava di più perché il rivenditore ti diceva: “Questo è rosa e fa più ambiente, signo’!».

Chi c’era ricorda che quella dei sedili ribaltabili fu la prima vera grande rottamazione della storia dell’auto, e senza necessità degli incentivi statali poiché quelli ormonali bastavano e avanzavano. Si entrava in fretta in un nuovo mondo figlio di tanti padri: il rock’n’roll, la televisione, il boom economico, il Sessantotto. Una cosa però è certa e la certificano le statistiche ufficiali: negli Stati Uniti, negli anni ’50, il quaranta per cento delle richieste di matrimonio è stata formulata in automobile; e chissà quanti di quelli che oggi sono molto avanti con l’età debbono essere riconoscenti alla Nash per essere venuti al mondo.

Di certo, dall’Ambassador Airflyte in poi, nessuna auto è stata più uguale a prima; una svolta irrinunciabile come è successo tanti anni dopo con l’Abs; ma volete mettere che impatto sociale differente?