Questo sfogo non ha niente a che vedere col cinema né con le automobili. Irrita vedere come ogni tanto certi vocaboli diventino di moda e, segno di pigrizia e tremendo mezzacalzismo, infieriscano negli articoli anche di firme prestigiose. Uno di questi è la parola “narrazione” che ormai troviamo anche nelle etichette del supermercato. La narrazione di questo pollo surgelato, la narrazione di queste lenticchie bio… etc etc.
Facciamo un passo indietro. Quando comparve questa parola? Chi l’ha usata per primo? Chi l’untore?

Questa parola assunse l’attuale significato bon-à-tout-faire nel momento di massimo fulgore del deputato Nicola Maria Vendola, detto Nichi, giovane comunista della FGCI, poi nel PCI, poi in Rifondazione Comunista, poi presidente di Sinistra e libertà, poi di Sinistra italiana, poi presidente odiosamato della Regione Puglia (dal 2005 al 2015) e infine ritiratosi dall’agone politico lasciando dietro di sé rimpianti e contumelie come accade ai riformatori. Dico subito che a me, malgrado tutte queste riconversioni, è sempre stato simpatico: i suoi non mi sono mai sembrati riciclaggi a fini di carriera ma veri tormenti di un’anima inquieta. Cominciò a manifestarla con l’obiezione di coscienza alla servitù militare, poi nel dichiarare la propria omosessualità (e nel 1978 era molto più difficile di adesso!), poi quando contribuì a fondare l’Arcigay e la Lega italiana per la lotta contro l’AIDS. Per dire con che razza di mentalità retrograda (anche a sinistra) abbia dovuto lottare, resta memorabile l’intervista fatta per l’Espresso da Gad Lerner a Jurij Sotzov, vicedirettore Komsomol’skaja Pravda. Alla domanda su come si sarebbe comportato dovendo eventualmente ricevere Vendola a Mosca, Sotzov rispose forte e chiaro che avrebbe “sinceramente provato solo repulsione”.
Vendola non si è mai nascosto dietro la privacy e questa sincerità nel descriversi, allora poco di moda, se gli ha attirato la stima degli spiriti liberi, gli ha automaticamente scatenato contro l’odio – senza altra bandiera se non la stupidità – di quanti pensano che i froci bisognerebbe metterli al muro o nei gulag, ed è sempre stato argomento principe per tentare di azzoppargli il consenso. Che gli arrise invece nella regione d’origine, essendo i pugliesi gente che bada al sodo e al duro lavoro, implacabile e fantasiosa, gente che non si lascia abbindolare. Ecco perché è rimasto Presidente per dieci anni facendo molte cose buone, che ora tutti sospirano, e cose inevitabilmente meno buone che gli verranno rinfacciate dai castigamatti moralisti finché il sole risplenderà sulle sciagure umane.
Tra l’altro Nichi Vendola non aveva nulla del triste funzionario di partito, dell’afflitto deputato di sinistra tutto invettiva e volto abbuiato. Conservava invece nel suo eloquio, perfino simpaticamente intralciato da un lieve difetto di pronuncia, un che di irrituale e fantasioso, qualcosa che assomigliava più alle associazioni libere e ai paradossi degli artisti e dei poeti piuttosto che ai discorsi tromboni e gergali scritti dagli spin-doctor, grondanti luoghi comuni, ovvietà e slogan. Ed eccoci finalmente alla sua invenzione, purtroppo non brevettata (adesso sarebbe ricco!).
Gli capitò di dire, a proposito dell’ultima faticosa stagione berlusconiana con lo spread alle stelle (naturalmente si gridava al complotto franco-tedesco!) e la credibilità sotto i tacchi, che: “la narrazione di Berlusconi ha smesso di convincere…”. Eccola la parola magica! Narrazioneeeh! Vendola la usava in modo metaforico, per dire racconto e simulazione della realtà allo scopo di contraffarla, sinonimo di “manipolazione”, di menzogna, di specchio per allodole. La novità piacque , sembrò molto raffinata e cool, e da quel momento tutti se ne impadronirono usandola a man bassa, come un tempo “combinato disposto” o altre formule modaiole.
Per istintivo senso di giustizia riparativa vorrei proporre due cose: 1) abolire questa parola diventata così modestamente abitudinaria da far sentire la bolsaggine intellettuale di chi la usa, 2) in mancanza di una soluzione così drastica, compensare Nichi Vendola ogni volta che la parolaccia viene pronunciata riconoscendone il diritto d’autore.
Ce ne sarebbero molte altre di parole da bandire (altri insopportabili obbrobri: l’aggettivo “iconico”, il verbo “approcciare“, la locuzione “qui lo dico qui lo nego” o il romano “aiutami a dire“, ma non possiamo metterci in guerra col mondo intero), intanto basterebbe levarsi di torno la narrazione per stare già meglio. Cosa c’entra tutto questo con l’automobile? C’entra, perché ce la sentiamo ripetere alle radio e nei podcast a ogni più sospinto.