Sappiamo tutti che quando imperversa il Festival di Sanremo l’Italia si ferma. Vive e palpita solo per quell’appuntamento che inchioda tutti davanti alla tele e, mentre gli organi d’informazione non parlano d’altro, tutto passa in secondo piano quale che sia la portata della crisi che sconquassa il mondo, la gravità dei debiti, la frana delle economie, i focolai di guerre sempre più vicine, l’ascesa di figure che sembrano caricature di sé stesse ma ormai guidano l’universo malgrado non abbiano che la consistenza di un videogioco.
Qui mi fermo. Le esibizioni dei cantanti di Sanremo mi sono lontane, lo dico con lo stesso candore con cui una volta si diceva “io di politica non m’intendo”, a metà strada fra l’ingenuo e il cretino. Forse hanno ragione loro ma siccome non ci capisco niente non mi permetto giudizi che suonerebbero incompetenti o, peggio ancora, altezzosi.

La memoria fa riandare ai cantanti che mi piacevano da ragazzino, figurine gentili di quando la televisione non era ancora diventata pensiero unico e sfoggio di comportamenti al limite, modello per una gioventù alla quale nessuna illusione è concessa tranne la moda e il consumo, qualunque esso sia. Uno dei primi che mi viene in mente, anche per ragioni automobilistiche, è Antonio Ciacci in arte Little Tony (Tivoli 1941 – Roma 2013), con la sua aria da bravo ragazzo sorridente, educata figurina pop, rockettaro che non sfasciava le chitarre né i locali dove suonava. Non saprei dire se i suoi coetanei – nati nel 1941 dopo un anno di guerra già pieno di batoste e i disgraziati alpini sotto-equipaggiati in partenza per la Russia – lo avessero notato già al Festival di Sanremo del 1961, quando cantava 24mila baci in coppia con Adriano Celentano, o se fosse invece rimasto in panchina travolto dal carisma del molleggiato.

Bisognerà aspettare il 1962 perché si affermi Il ragazzo col ciuffo e due Cantagiro – quello del 1962 con So che mi ami ancora e quello del 1963 con Se insieme ad un altro ti vedrò – perché finalmente lo si identifichi con uno stile proprio anziché confinarlo nell’ennesima ruspante reincarnazione di Elvis Presley, per tutti un mito grazie alla sfacciata prosperità americana e alle fanciulle ai suoi piedi. Il successo vero arriverà al Cantagiro del 1966 con Riderà e a Sanremo del 1967 con Cuore matto, la canzone che lo porterà in vetta alle classifiche e lo farà conoscere nel mondo intero diventando il suo cavallo di battaglia.

Lo dichiaro subito: Little Tony mi è sempre piaciuto. Non tanto per le canzoni, che a dieci anni non potevo certo ballare, quanto per l’aria di fratello maggiore allegro, mai torvo, mai disturbante o pericoloso. Un bel ragazzo che mirava a conquistare le fanciulle senza illuderle né farle troppo soffrire, semmai soffrendo per loro. Ancor più mi piaceva la sua passione per le macchine e la felice poligamia con cui le cambiava in continuazione senza rinnegarle, senza gettarle via, un collezionismo che non era esibizionistico o compulsivo ma che nasceva invece da un amore smisurato, la bulimia di chi ha molto digiunato. Vogliamo elencare qualcuna delle sue auto?

Cominciamo dalle Ferrari. Ho letto che ne avrebbe possedute dieci: una stupenda 250 MM berlinetta da corsa (MM significa Mille Miglia, non so dirne il colore perché le foto sono in bianco e nero), ben due 250 SWB spider California (una verde acquamarina e una rossa), una 250 LWB spider nera, due 275 GTB (una rossa e una nera), una 330 GT 2+2 color argento, una 365 GTB/4 Daytona color argento, una Dino 208 GT4 anch’essa di colore argento, una Testarossa, rossa appunto come il suo nome.

Di Lamborghini Little Tony ne ha avute cinque, di cui tre splendide Miura (rossa, gialla e azzurro metallizzato). Esistono anche alcune foto con una Miura bianca ma non sono sicuro fosse la sua, aspetto ancora precisazioni dai nostri servizi segreti, sempre che non siano troppo deviati. Mi risultano anche due Jaguar: una E-type Roadster degli anni 60 e una E-type Roadster 12 cilindri degli anni 70, l’ultima evoluzione della specie. Una vecchia foto in bianco e nero lo ritrae con una Lancia Appia GTE Zagato, macchina da intenditori, altre lo ritraggono a bordo di un’Alfa Romeo 1900 Pininfarina e di una 2000 spider Touring rossa come il fuoco. C’è poi una incredibile Maserati 5000 GT carrozzata Allemano (gliel’acquisterà nei primi anni 70 Joe Walsh, chitarrista degli Eagles), macchina che aveva affascinato anche Karim Aga Kahn recentemente scomparso, e due modelli della 5300 GT Strada costruita in pochi esemplari dal geniale Giotto Bizzarrini (una gialla e una amaranto), prima transfuga dalla Ferrari, poi dalla Iso Rivolta per mettersi finalmente in proprio. Concludo con una macchina che non avrà assecondato la sua passione sportiva ma è evidente omaggio a Elvis: la Cadillac Fleetwood rosa, proprio come quelle per cui andava pazzo il suo idolo.


Molte di queste auto erano targate RSM, Repubblica di San Marino. Furbizia fiscale? Nossignore: i Ciacci erano cittadini del Titano da sette generazioni e i genitori, scesi a Roma per fare i musicisti, ne avevano conservato la cittadinanza. Little Big Tony era dunque nel pieno diritto di andare in giro con la bella targa bianca, magnifico “straniero” autorizzato anziché il solito furbetto renitente al fisco.
Little Tony ha avuto anche una carriera cinematografica, dove si ha la sensazione che siano state le produzioni ad approfittare della sua celebrità piuttosto che il contrario. Quasi tutti film “musicarelli” dove interpretava sé stesso o un clone del suo personaggio di bravo ragazzo tradito che recupera la fidanzatina sbandata o strappa al bullo di turno la povera illusa sottomessa che con lui troverà invece la felicità, le situazioni insomma delle sue canzoni. Le occasioni di recitare e mostrare un proprio talento non furono molte, se si eccettua il tenebroso L’odore della notte di Claudio Caligari dove interpreta sé stesso, rapinato da un banda di energumeni (Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Giorgio Tirabassi) che, riconosciutolo, lo obbligano a cantare Cuore matto, scena di straziante crudeltà e buona prova del Nostro.
Concludo annotando l’elenco, probabilmente incompleto, delle varie auto possedute da Little Tony, ognuna di queste un capolavoro: Lancia Appia GTE Zagato – Ferrari 250 MM Pininfarina – Ferrari 250 SWB Spider California verde acquamarina – Ferrari 250 SWB spider California rossa – Ferrari 250 LWB spider Pininfarina nera – Ferrari 275 GTB rossa – Ferrari 275 GTB nera – Ferrari 330 GT 2+2 del 1964 argento – Ferrari 365 GTB/4 Daytona argento – Ferrari Dino 208 GT4 argento – Lamborghini (cinque, di cui 3 Miura: gialla, rosa, azzurro metallizzato) – Jaguar E-Type rodaster – Jaguar XKE 12 cilindri rodaster azzurro metallizzato – Alfa Romeo 2000 spider Touring rossa – Maserati 5000 GT Allemano rossa – Bizzarrini 5300 GT Strada (una gialla e una amaranto) – Cadillac Fleetwood rosa