Vedi anche le dieci macchine che sconvolsero…

In questi giorni è uscita la notizia che Moody’s ha abbassato il rating del Gruppo Volkswagen da A3 a Baa1, tre gradini sopra il territorio “junk”. Brutto colpo per la casa tedesca che subisce le difficoltà di un settore in piena crisi e, soprattutto, la pressione della concorrenza cinese. Un po’ come tutti, ma fa impressione rendersi conto che la casa di Wolfsburg, un tempo leader indiscussa sul mercato mondiale sia oggi in difficoltà. Viene da pensare alle peripezie della sua prima autovettura e all’ottovolante della sua tormentata carriera. Stiamo parlando del leggendario Maggiolino.
Nel 1934 Adolf Hitler annunciò la volontà del Terzo Reich di mettere in commercio un’auto del popolo accessibile anche ai meno abbienti. Il Fuhrer copiava l’iniziativa di Mussolini con la Fiat Topolino e interpellò mettendoli in competizione sia l’astro nascente Ferdinand Porsche sia Jacob Werlin della Mercedes-Benz. Com’è noto fu Porsche a vincere la gara con un’autoveicolo che, come richiesto, doveva trasportare 5 persone (o, in subordine 3 soldati e una mitragliatrice), non costare più di 1.000 Reichsmark e viaggiare oltre i 100 kmh sulle grandi autostrade di cui in quegli anni si iniziava la costruzione. Sia nella tecnica che nel design Porsche si era ispirato al prototipo Tatra V570 di Hans Ledwinka, tanto che questo saccheggio dei brevetti Tatra avrà conseguenze per la Volkswagen fino al 1961 quando sarà costretta a risarcire pesantemente la casa cecoslovacca.


L’automobile venne inizialmente nominata KdF-Wagen, Kraft durch Freude-Wagen, cioè Auto della Forza attraverso la Gioia e il Reich, anche grazie ad abbondanti sottoscrizioni pubbliche, mise in piedi l’immenso complesso produttivo di Wofsburg. L’auto non sarà messa in vendita che dopo la guerra, essendo tutta la produzione obbligata a lavorare per la Wehrmacht (con conseguenti devastanti bombardamenti e distruzioni). Terminata la guerra, gli impianti erano quasi completamente distrutti e i vincitori pensavano di completare la demolizione. Fu Ivan Hirst, un ufficiale inglese ingegnere meccanico, che ipotizzò di rimettere in funzione la fabbrica per costruire automezzi per l’esercito britannico, impiegando i prigionieri di guerra polacchi e russi oltre che italiani e francesi che avevano aderito alla Repubblica di Salò o al regime di Vichy. Affiancato da Richard Berrymore, ex pilota della RAF, Hirst salvò lo stabilimento dalla chiusura producendo dal 1945 al 1947 auto destinate solo ai militari alleati. Dopo iniziò finalmente la vita civile del Maggiolino (in tedesco Käfer, scarabeo) e la sua definitiva redenzione.

All’inizio degli anni ’50 la Volkswagen cominciò a vendere il Maggiolino oltre i confini della Germania, aprendo filiali in Brasile, USA, Messico e Sudafrica. Detiene ancora il record di auto più longeva del mondo, essendo stata prodotta ininterrottamente per sessantacinque anni e per lungo tempo è stata l’auto auto più venduta al mondo, con 21.529.464 esemplari.

Con una incredibile capriola questa immortale macchinetta è riuscita ad affrancarsi dalle sue funeste origini e dai ricordi tremendi della guerra per diventare addirittura uno dei simboli della controcultura hippy degli anni Settanta, insieme alla sua versione furgonata, il famosissimo T1 che in Germania si chiamava Bulli e nel resto del mondo Samba. Credo, malgrado la brutta aria che tira nel mondo, che tutti preferiamo di gran lunga ricordare così le Volkswagen: coi fiori dipinti ingenuamente con lo spray piuttosto che con la livida uniforme della Wehrmacht.
(continua nella prossima puntata) 1/ La Topolino – 2/ NSU Prinz – 3/ Giulia Sprint GT – 4/ Lancia Fulvia Sport Zagato