Sembra una bella storia americana questa dei quattro fratelli Maserati, venuti su dal niente e diventati rinomati costruttori di auto da corsa rimaste a lungo invincibili. Invece è una storia italiana al 100%, una bella storia famigliare dove i fratelli, anziché coltelli, vivono d’arte e d’amore ognuno contento del posto assegnato, felice di contribuire alla fortuna generale anziché scalpitare per il diritto di primogenitura o di beccata e farsi le scarpe l’un l’altro, come purtroppo quasi sempre accade.
I quattro Maserati, figli di Rodolfo e Carolina Losi, erano in realtà sei. Nacquero a Voghera in rapida successione: Carlo (1881-1910), Bindo (1883–1980), un primo Alfieri morto neonato (1885–1886), un secondo che è l’Alfieri che tutti conosciamo (1887–1932). Seguono Mario (1890–1981), che sarà valente pittore, Ettore (1894–1990 ed Ernesto (1898 – 1975) che, insieme a Bindo, affiancheranno Alfieri nella fondazione della casa del Tridente. Lo stemma, ispirato al Nettuno bolognese, fu disegnato da Mario e proprio nella città felsìnea, in via dei Pepoli 11, troverà sistemazione la prima sede della società.

Manca Alfieri che darà il nome alla ditta.
Manca all’appello Carlo, il primogenito, morto prematuramente non ancora trentenne. Precocissimo, aveva costruito nel 1898 un motore monocilindrico applicato a un biciclo col quale si impone in svariate competizioni. Per un decennio saranno diverse le Case che se ne contenderanno le capacità: Fiat, Isotta Fraschini, Bianchi, e chissà che carriera avrebbe avuto e che impulso avrebbe potuto dare ai fratelli se la tubercolosi non l’avesse portato via nel 1910.
Alfieri a quel punto impugna il timone e fonda nel 1914 le Officine Alfieri Maserati avvalendosi della collaborazione di Ernesto ed Ettore (Bindo li raggiungerà solo nel 1932, dopo la morte di Alfieri). Iniziano prima con la produzione di candele di accensione per l’industria aeronautica (che proprio negli anni della guerra 1914-18 s’affermerà come arma strategica) per avviare finalmente nel 1926 la fabbricazione di autovetture da competizione. Le Maserati ottengono presto notevoli risultati e il successo della produzione è assicurato per almeno un decennio.
Poi cominciano a farsi sentire le difficoltà tipiche delle piccole factory che non abbiano dietro le spalle una forte e redditizia produzione di massa. Una sorte avversa che affligge più o meno tutti i costruttori in proprio (solo Enzo Ferrari saprà sottrarvisi entrando nel 1965 nell’orbita Fiat senza però perdere la propria indipendenza) e le difficoltà si faranno ancor più gravi con la scomparsa di Alfieri, nel 1932, dopo un intervento chirurgico mal riuscito.


Nel 1937 l’azienda sarà ceduta agli industriali modenesi dell’acciaio, Adolfo e Marcello Orsi, e verrà trasferita a Modena, in viale Ciro Menotti. I superstiti Bindo Ettore ed Ernesto restano come consulenti, così come espressamente previsto nelle clausole della compravendita. Durante tutta la seconda guerra mondiale dovranno nuovamente concentrarsi nella fabbricazione di candele di accensione, batterie e macchinari industriali, per riprendere finalmente nel dopoguerra la costruzione di automobili da corsa e granturismo. Il modello di punta sarà la A6 1500, che debutterà vittoriosa nel 1947 sul circuito di Modena pilotata da Alberto Ascari. I fratelli Maserati, scaduta l’opzione decennale con gli Orsi, escono dall’azienda e nel 1947 danno vita a una nuova impresa, la O.S.C.A. (acronimo di Officine Specializzate Costruzione Automobili), a San Lazzaro di Savena (BO), con l’intento di produrre auto da corsa di piccola cilindrata.

Il primo modello sarà la barchetta MT4 del 1948, spinta da un bialbero di 1092 cc da 72 CV e destinata alle gare della categoria 1,1 litri. Sarà vittoriosa al Gran Premio di Napoli del 1948 con Luigi Villoresi e in varie altre competizioni. Come la Trieste-Opicina del 1958 pilotata da Ada Pace, assai “bullizzata” dai maschi che a ogni sua vittoria reclamavano verifiche sperando di eliminarla (senza riuscirci), quando addirittura rifiutavano di salire sul palco come secondi e terzi (accadde a Modena nel 1960 dove aveva vinto la Coppa ACI). Ada Pace si vendicò mettendo la scritta Sayonara (arrivederci in giapponese) al posto della targa perché fosse chiaro ai sorpassati che mai più l’avrebbero ripresa. Sempre al volante di una evoluzione della O.S.C.A. MT4 vinse la Targa Florio del 1960 e l’anno seguente, nella cronoscalata Stallavena-Bosco Chiesanuova si aggiudicò con la stessa vettura la categoria Sport segnando un record rimasto imbattuto.

Stiamo però avvicinandoci al canto del cigno. Malgrado ulteriori trionfi (una MT4 equipaggiata con un motore 2 litri bialbero a distribuzione desmodromica da 165 CV, guidata da Stirling Moss, vinse nella prestigiosa 12 Ore di Sebring) i fratelli Maserati decidono di cedere nel 1964 la maggioranza del pacchetto azionario ai fratelli Domenico, Mario e Corrado Agusta (Vincenzo era mancato nel 1958), titolari dell’omonima azienda motociclistica e licenziatari degli elicotteri americani Bell AB204, quelli per intenderci su cui il colonnello surfista Bill Kilgore (indimenticabile Robert Duvall!) guida la carica al suono delle Walkirie wagneriane in Apocalypse Now (1979) di Francis Ford Coppola.

Nel 2022, l’imprenditore molisano Massimo Di Risio, proprietario della DR Automobiles Groupe, ha acquistato da Fabia Maserati, nipote di Ernesto, i diritti per lo sviluppo della O.S.C.A. Non ci resta che sperare in bene e sognare di rivedere al più presto su strada le moderne reincarnazioni.
Chi volesse approfondire la storia di questa marca prestigiosa ha a disposizione una vasta letteratura. Eccone i titoli fondamentali:
Luigi Orsini e Franco Zagari (OSCA la rivincita dei Maserati – Storia, Corse, Piloti, Modelli, Giorgio Nada Editore, 1989), Maurizio Tabucchi (Nel Segno del Tridente-Tutte le Maserati 1926-2003, Giorgio Nada Editore, 2007), Daniele Buzzonetti (Maserati 1914-2014, Artioli Editore, 2013), Gianni Cancellieri (Maserati-All the Cars, Giorgio Nada Editore, 2014), Nigel Trow (Maserati-The Family Silver, Plenham Press, 2016), Ermanno Cozza (Con la Maserati nel cuore, Giorgio Nada Editore, 2017), Michel Bollée e Jean-François Blanchette (Maserati in the World-Sports Car & Manufacturers Championship from 1953 to 1966, Syllabe Editions, 2019), Carlo Cavicchi e Walter Breveglieri (Dentro l’OSCA-quel miracolo bolognese che seppe stupire il mondo, Minerva Edizioni, 2019, Francisco Giordano (Maserati of Bologna: the places where the Tridenr’s myth was born, Independently Published, 2022)
