Car and Friends

Valerio Berruti
Marco Tullio Giordana

Tutto quello che non dovete sapere sulle auto

La serie delle indimenticabili/1 La Topolino e il duce

Alcuni amici mi hanno scritto protestando la parzialità dell’elenco di auto del cuore pubblicato qualche giorno fa. Perché manca questa? Perché non hai messo quella? E perché non hai aggiunto quell’altra? È vero, troppe lacune anche se non si trattava che di una lista buttata giù senza troppo pensarci perché è davvero impossibile restringere a una decina di modelli le proprie predilezioni. Le passioni nascono infatti prive di limiti territoriali e castighi, recinti e contravvenzioni. Altro non sono che il libertinaggio felice di chi vuole abbracciare il mondo e tuffarcisi dentro anziché rimpicciolirlo in un catalogo che rischia di assomigliare alla lavagna dei buoni e dei cattivi.

Riprendo quindi in mano l’elenco e vi aggiungo altre dieci auto, sempre guidato dall’estro e dal caso, dalla simpatia per questa o quella ben oltre il segmento cui appartiene, sia essa un’agile vetturetta sportiva o massiccia berlina, utilitaria da pochi soldi o irraggiungibile supercar. Tutte guidate di persona e qualcuna perfino posseduta, venduta e rimpianta.

Solo che questo nuovo elenco, proprio per togliergli quell’aria di white list, sarà a puntate, come una di quelle lunghe serie che imperversano sulle piattaforme, e sono sicuro che, se avrete la pazienza di seguirmi, ci troverete molti amori comuni.

1936 FIAT 500 A prototipo

Cominciamo dalla prima, la Fiat Topolino, quella che ha staccato gli italiani dal sellino della motocicletta permettendo di portare in giro la famigliola purché non troppo numerosa. Nata prima della guerra disastrosa del 1940-45 ha dovuto aspettare la nostra disfatta (gli italiani dimenticano spesso di averla persa la Seconda Guerra mondiale) e la conseguente ricostruzione agevolata dalla buona volontà e soprattutto dagli investimenti dei liberatori cui premeva che l’Italia restasse nella loro orbita anziché guardare ai miraggi oltrecortina e cambiare casacca un’altra volta. 

1936-1955 FIAT 500 “Topolino”

Nel 1930, su impulso di Mussolini che aveva chiesto al senatore Giovanni Agnelli di motorizzare gli italiani con una vetturetta che non superasse il costo di 5.000 lire, la Fiat cominciò a studiare il progetto affidandolo all’ingegner Oreste Lardone che sviluppò un’auto a quattro posti, propulsore bicilindrico di 500cc e trazione anteriore. Nell’estate del 1931il prototipo fu pronto per una prima uscita. A bordo c’erano il collaudatore, Lardone e il senatore Agnelli che, volendo compiacere il duce nel più breve tempo possibile, non vedeva l’ora di telegrafargli della buona riuscita. Ma un incendio del motore costrinse tutti a schizzare fuori dalla macchina, col risultato che la trazione anteriore fu bandita per sempre dalla FIAT e il povero Lardone licenziato in tronco.

1936, linea di montaggio della Fiat 500 A “Topolino”

Antonio Fessia e Tranquillo Zerbi, responsabili dell’ufficio progetti della Fiat, erano convinti della bontà del progetto Lardone (Fessia porterà la trazione anteriore alla Lancia una ventina d’anni dopo) e passarono la mano a Dante Giacosa, un giovane ingegnere che li aveva assistiti nella progettazione della Balilla. Giacosa se la cavò egregiamente riproducendo in piccolo le caratteristiche della Balilla e concentrandosi soprattutto sul contenimento dei pesi e sull’eliminazione della pompa dell’acqua (il raffreddamento avveniva sul principio del termosifone), della pompa della benzina (che arrivava al carburatore per caduta) e con la pompa dell’olio assai semplificata.

I collaudi questa volta furono soddisfacenti e la Fiat ne autorizzò la produzione tanto che il 10 giugno 1936 la si poté presentare a Mussolini e alla stampa col nome di Fiat 500, presto ufficiosamente sostituito da quello di Topolino, il nome italiano di Mickey Mouse, il popolare cartoon inventato da Walt Disney (che il duce si faceva proiettare a villa Torlonia e di cui andava pazzo). Il suo prezzo era di 8.900 lire, ben oltre le preventivate 5.000, circa venti volte lo stipendio medio di un operaio specializzato.

Nello stesso periodo, in Germania, Ferdinand Porsche stava già realizzando i prototipi definitivi del Maggiolino, che verrà messa in prevendita a 990 Marchi, solo cinque volte lo stipendio di un operaio specializzato. Infatti l’idea di un’auto popolare era stata prontamente copiata da Hitler che ne aveva intuito l’enorme valore propagandistico e non aveva voluto essere da meno. Anche se la vendita sarà bloccata sine die dalla guerra e soltanto dopo la disfatta potrà cominciare la sua lunga storia. Nel frattempo la sventurata Volkswagen (che all’inizio si chiamava nominata KdF-Wagen, Kraft-durch Freude, ovvero “Auto della Forza attraverso la Gioia“) dovrà assoggettarsi agli obblighi militari.

(continua nella prossima puntata)