Nel giugno del 1994, a soli 64 anni, Carlos Kleiber annunciò il ritiro dalle scene. Aveva iniziato a dirigere nel 1952, era al culmine della carriera, anzi di più. Era considerato il più grande direttore d’orchestra di tutti i tempi.

Figlio di Erich Kleiber, altro immenso direttore, Carlos ha vissuto la sua vita musicale all’ombra del venerato padre – il solo altro suo mito era Herbert von Karajan – che mai instradò il figlio a diventare un direttore d’orchestra e volle anzi convincerlo a studiare chimica. Fortunatamente il tentativo durò solo un anno e, dopo aver lasciato l’università, Carlos annunciò al padre la sua ferma intenzione di diventare direttore. Il padre accettò la decisione senza particolari incoraggiamenti, né scorciatoie da suggerire. Forse qualche dritta, data dall’esperienza e sicuramente una incredibile mole di partiture appuntate e segnate, un poderoso manuale di orchestrazione e direzione d’orchestra. Si aggiunga a ciò l’elemento fondante di ogni pedagogia: la prossimità, in questo caso al genio, che da sola costituisce l’esempio insostituibile da qualsivoglia scuola e studio regolare. Tutto servirà al giovane Carlos per farsi le ossa e costruirsi una carriera dopo decenni di gavetta, senza mai avvalersi di titoli ereditati e perciò scansando da sé ogni sospetto di essere un privilegiato. Consapevole o meno, il rigido e integerrimo Erich aveva gettato le basi di uno dei più grandi geni della direzione e, senza volerlo, anche di una delle personalità più insicure e nevrotiche della storia della musica. “Di Kleiber ne basta uno” aveva detto all’inizio, non proprio incoraggiante. Dovette ricredersi anche lui.

Dopo aver abbandonato la scena, del tutto inaspettatamente, Carlos Kleiber nel 1996 volle tornare a dirigere, spinto forse dalla nostalgia e dal desiderio di ricevere una A8 3.7 Quattro, 5-speed Tiptronic dalla Audi.
Sappiamo che fino al 1990 era stato fedele al marchio Mercedes ma che, volendo programmare un viaggio in Italia, desiderò provare la V8 top di gamma della Audi. Un amico lo mise in contatto con Karl-Heinz Rumpf, responsabile delle relazioni pubbliche della fabbrica di Ingolstadt, cosa che gli permise di ottenerla con il 20% di sconto VIP. Sulla costiera amalfitana, probabilmente ospite, come accadeva spesso, del regista Franco Zeffirelli, guidava in una maniera che lui stesso descriverà con un’espressione evocativa: «con la mia Mercedes S non sarei sopravvissuto».

L’auto però non gli andava completamente a genio: la carrozzeria aveva qualche difetto, il riscaldamento era rumoroso: «emette piccoli rutti, circa 60 volte al secondo, poi smette e non funziona più». Il Maestro si sente non apprezzato, si irrita, scrive uno dei suoi biglietti ironici al «venerato mecenate dell’arte» Rumpf: «I diritti sono irrilevanti… contano i privilegi! Mi prende il panico… Il mio status VIP (?) è minacciato, lo sento… A stento ho nascosto il mio turbamento per questo presagio della fine della luna di miele CK-Audi». E ancora «come ultimo saluto a un affetto passato: si potrebbe rabboccare un po’ d’olio motore? Era solo una domanda…». E conclude: «Se il mio sospetto che io sia per Audi un semplice mortale dovesse rivelarsi fondato (sniff!), resto comunque sempre il vostro devoto, un po’ disilluso, pronto a disintossicarsi dal lusso, vecchio C. Kleiber“.

Il Maestro venne comunque assecondato in ogni sua richiesta e quando nel 1994 i primi modelli A8 in alluminio uscirono sul mercato Kleiber se ne innamorò subito: «Si può acquistare la nuova berlina in alluminio? Se avesse TUTTI i ‘miei’ optional e se potessimo fare due chiacchiere…».
Rumpf voleva portare Kleiber a Ingolstadt per dirigere un concerto. Il progetto cominciò a prendere forma e venne coinvolto Peter Jonas, sovrintendente dell’Opera di Monaco. A marzo 1995 Kleiber allude alla possibilità «di riportare questo vecchio, stanco pensionato sul podio, magari anche – anzi, solo – indovinate un po’: a Ingolstadt» e il 5 febbraio 1996 darà finalmente il suo assenso.


Il direttore che si era negato ai maggiori teatri d’opera del mondo si concedeva per il più eccentrico baratto della storia della musica. L’accordo (non un vero contratto perché i contratti lo mandavano in ansia!) riportava in un foglio le richieste di Kleiber sulle prove, gli orari, il concerto etc. e in un altro foglio le 20 specifiche che chiedeva ad Audi per la sua auto. Non sono riuscito a recuperare tutti gli optional richiesti né le condizioni poste dal direttore, ma è certo che nel 1996 questi documenti scritti a mano vennero diffusi da Der Spiegel che in un articolo tuonò Audi 8 gegen Opus 98 (Audi 8 per l’Op. 98 – con riferimento alla Quarta Sinfonia di Johannes Brahms) e suscitarono grande scandalo e, in Kleiber, un imbarazzo che durò più dell’auto: « La stampa mi ha dato della puttana perché ho ricevuto una macchina per compenso (AUDI A8, 3,7 litri), più un sacco di grana. La mia immagine pubblica ora è macchiata».

Non sarà così. A questo direttore così straordinario, seduttore capace di incantare qualsiasi orchestra e trascinare qualsiasi pubblico, verrà perdonato anche questo che poteva sembrare un capriccio. Era invece la stessa incertezza che lo divorava costringendolo ad annullare un concerto anche all’ultimo, un abisso che non era narcisismo né vanità ma profonda insoddisfazione di sé, coscienza di un limite che non sentiva mai di aver superato.
- Giacomo Palazzesi, musicista, fin dalla fanciullezza ha cercato di capire come mai tutti i suoi miti musicali, strumentisti, cantanti, direttori d’orchestra, siano stati appassionati automobilisti, guidatori instancabili e addirittura, i più eroici, intrepidi meccanici.