Costa troppo. È questo il primo vero problema dell’automobile. Un problema enorme che rischia di stravolgere il futuro della mobilità privata. Costa troppo e nello stesso tempo sono diventate altissime le spese di carburante, assicurazione e dell’ordinaria manutenzione. In altre parole, l’automobile è diventata un bene di lusso. Cosa che indubbiamente rappresenta un bene per chi ci guadagna (e non sono pochi), un male, invece, per chi ne ha bisogno e non possiede cifre così alte per acquistarla.

L’auto costa troppo e non bastano certo gli incentivi che per forza di cose finiscono. Gli ultimi dello scorso anno anno sono durati appena poche ore. Provvedimenti che attenuano per un periodo il sintomo ma che non risolvono la malattia. Che nel caso dell’auto è destinata a lasciare il segno. Perché il diritto alla mobilità è fondamentale, proprio come tanti altri diritti.

Dunque, è fin troppo semplice pensarlo ma è piuttosto ovvio che per rimettere in moto il mercato il prezzo delle auto dovrà per forza scendere. Cominciando dal mercato cosiddetto “di ingresso” che una volta era proprio quello dei grandi numeri. Ovvero, nella categoria delle le utilitarie che oggi tutti preferiscono chiamare citycar. Modelli che stanno scomparendo perché le poche che resistono costano ormai con come un’auto media di 10 anni fa. Il caso della Panda è clamorosamente indicativo. Provate a vedere quanto vi costa veramente e scoprirete che si parte da 15 mila euro… tra Panda, Pandina e Grande Panda.

Costano tantissimo le elettriche che dal 2035, salvo ora sempre più che probabili cambiamenti, dovrebbero essere le uniche immatricolabili in Europa. Sostenibili (forse) dal punto di vista ambientale ma non certo da quello economico, grazie a un listino che è mediamente più alto di almeno il 20/30 per cento rispetto agli analoghi modelli a benzina.

E allora? Ci vuole una soluzione veloce ed efficace. Più di cent’anni fa, nel 1913, Ford si rese conto di produrre auto che nemmeno i suoi dipendenti si potevano permettere. Così introdusse la “catena di montaggio” che fece scendere il tempo di produzione di un’auto da 12 ore e mezza a 2, consentendo di abbassare il listino della sua Model T da 900 a 290 dollari in pochi anni.

Oggi, nulla di simile sarebbe possibile, perché i processi industriali sono stati velocizzati al massimo. Resta dunque la leva dei prezzi. Per questo ci vorrebbe uno sforzo da parte dell’industria e della politica. I primi riducendo i margini di guadagno a favore del prezzo finale al consumatore, la seconda considerando incentivi strutturali a favore della produzione e degli automobilisti. Una piccola rivoluzione per “democratizzare” l’automobile. Ma chissà, forse risolveranno tutto i cinesi…