Car and Friends

Valerio Berruti
Marco Tullio Giordana

Tutto quello che non dovete sapere sulle auto

Bonjour Vitesse, vita e passioni di Françoise Sagan

Qualche tempo fa la prestigiosa casa d’aste francese Osenat ha messo in vendita un’auto piuttosto rara. Si tratta di una AC ACE Bristol roadster del 1958, male in arnese ma rilevante per il nome della prima proprietaria, la celeberrima scrittrice Françoise Sagan. Le fu venduta nuova dall’importatore francese André Chardonnet con immatricolazione 1935 HF 75 e fu tenuta dalla Sagan per un paio d’anni prima di essere ceduta a vari proprietari per poi venir inghiottita in una collezione dov’è rimasta per anni murata viva in una rimessa come l’adultera di un tiranno implacabile. Lì è stata poi recuperata da Osenat e messa all’incanto. Françoise Sagan fu autrice controversa e tuttora la società letteraria non sa se includerla fra le sue glorie maggiori o derubricarla a fortunata socialite, idolo di rotocalchi insieme ad attori e cantanti piuttosto che imparruccata fra gli Immortali dell’Académie. La passione per le auto era parte del curriculum da ricca e famosa, decine sono le immagini che la ritraggono a bordo dei suoi bolidi; dalla Grégoire Sport di famiglia alla Morgan, alla Jaguar XK 140, all’Aston Martin DB 2.4 con cui rischiò di morire, e un’infinità di altre, tra cui appunto la AC Bristol.

Françoise Sagan al volante della AC Bristol 1958, in compagnia dell’amico Bernard Franck.

Questa scrittrice fitzgeraldiana e pop, dotatissima, sempre in testa alle classifiche fin dallo scandaloso esordio (Bonjour tristesse, Julliard, Paris 1954, la fascetta di copertina la raffigurava diciannovenne citando Le diable au corps di Raymond Radiguet), proscritta dai soloni della critica ma adorata dai lettori tanto da moltiplicare le già possenti fortune familiari (era figlia dell’industriale Pierre Quirez, Sagan è un nome d’arte derivato da Proust) ha vissuto fra alti e bassi, matrimoni falliti, euforie, depressioni, sempre in bilico fra la cresta dell’onda e l’abisso. Destinata a suscitare antipatie e pregiudizi, corteggiata dal cinema (Bonjour tristesse fu realizzato nel 1958 da Otto Preminger con Jean Seberg, Deborah Kerr, David Niven, Myléne Demongeot, e Aimez-vous Brahms?  nel 1961, regia di Anatole Litvak con Ingrid Bergman, Anthony Perkins, Yves Montand), fluida – come si direbbe oggi – negli amori maschili e femminili, concluse la sua vita in miseria dopo un contenzioso feroce col fisco (ministro delle finanze Dominique Strauss-Kahn; malgrado l’appoggio del presidente Mitterand non si degnò di riceverla) che la privò delle proprietà e dei proventi dei libri.

I suoi ultimi anni di vita furono a carico di Ingrid Méchoulam, moglie di un miliardario, che riscattò le sue proprietà e la curò come una sorella. Il piccolo cimitero di Seuzac accoglie le sue spoglie, quando muore il 24 settembre 2004 non pesa che 48 chili: «Ha chiesto di essere sepolta a Seuzac, nella regione di Lot, il paese dov’era nata e che adorava, insieme alla donna che amava, Peggy Roche, e che l’ha amata fino alla fine», ha rivelato la sua amica Juliette Gréco. Fu la stessa Sagan a dettare il proprio epitaffio: «Apparve nel 1954 con un esile romanzo, Bonjour tristesse, che fu uno scandalo per il mondo intero. La sua scomparsa, dopo una vita piacevole e sgangherata, fu uno scandalo solo per lei.»

La AC Bristol ritratta col restauratore Franck Jourdan e Denis Westhoff, figlio di Françoise Sagan

Alcune fotografie la ritraggono al volante delle auto che l’hanno accompagnata nella sua vita, per l’appunto agréable et baclée.  C’è una netta preferenza per le sportive inglesi: Morgan, Jaguar (oltre alla XK 140 negli anni ’50 possedette anche una XKE negli anni ’60 e una XJ negli anni ’80 con cui ebbe un ennesimo incidente), l’Aston Martin distrutta nel 1957 e che fu causa della sua dipendenza (per lenire i postumi del crash dovettero imbottirla di Palfium 875, un derivato dalla morfina). Viene finalmente il turno della ACE Bristol, dono del prediletto fratello Jacques; sarà sostituita nel 1961 dalla Jaguar XKE verde che folgorò la scrittrice al Salone di Parigi.

1957, Françoise Sagan constata i danni della sua Aston Martin

La Bristol è una marca aeronautica inglese che si riconvertì in fabbrica di autovetture grazie ai brevetti tedeschi preda di guerra. Il motore era infatti il potente 6 cilindri derivato dalle BMW 328 che avevano spadroneggiato nelle competizioni fra il 1936 e il 1940, mentre la carrozzeria riecheggiava le coeve linee italiane delle Ferrari disegnate da Touring, Vignale e Pinin Farina, il nec plus ultra del momento.  Dopo la Jaguar verrà il turno della Ferrari, con una fra le più magnificenti delle realizzazioni: la 250 GT spider California, scolpita da Pininfarina (che dal 1961 si scrive per decreto presidenziale tutto attaccato) e cosiddetta SWB (short wheelbase, passo corto), uguale a quella nera di Alain Delon.

Quando nel 1968, durante una visita alla Sorbona occupata, i contestatori la sbeffeggiano chiedendole se avesse faticato a trovare parcheggio per la sua Ferrari, la Sagan risponderà con disinvolta sprezzatura: “Non è una Ferrari, è una Maserati”. Si trattava di una Indy, un altro degli amori che, anziché tormentarla, l’hanno resa felice.

1966 Françoise Sagan al volante della Ferrari 250 SWB