Car and Friends

Valerio Berruti
Marco Tullio Giordana

Tutto quello che non dovete sapere sulle auto

Ennio Morricone, Cinecittà e la bella Citroën-Maserati che cantava con lui

ROMA – L’amico salentino Bruno Forte, provetto carrozziere e uomo di mondo, mi segnala il recupero di una rara Citroën SM, da noi più conosciuta come Citroën-Maserati, un raro modello di fascia alta prodotto dalla casa francese dal 1970 al 1975. La cosa sorprendente è che l’auto appartenne al grande musicista Ennio Morricone e a suo tempo l’ho perfino guidata anch’io. Ma andiamo con ordine.

Ennio Morricone (1928-2020)

Se avete visto Ennio, il bel film che Giuseppe Tornatore ha dedicato al grande musicista col quale consolidò una collaborazione pluridecennale e un’amicizia solidissima, vi sarete resi conto di quale figura complessa sia stato il Maestro malgrado la sua disarmante semplicità. Complessa perché l’articolazione del suo pensiero musicale, capace di volare dalle canzoni pop alle architetture della musica colta, lo resero eclettico al punto di poter seguire l’avanguardia iconoclasta come la più severa delle tradizioni. Semplice perché il suo carattere era umilissimo, alieno dallo sfoggiare i propri doni, devoto al mestiere come un sapiente riservato artigiano, facile alla commozione che lo prendeva a tradimento, come succede ai bambini ipersensibili o ai poeti.

Tornatore, dopo Bernardo Bertolucci, è fra i pochi cineasti italiani capaci di misurarsi con l’ingombrante presenza dei Padri. Tuttavia nel prezioso Ennio descrive, più che un Padre, un Fratello maggiore stretto a lui da una lunga catena di film, documentari e perfino spot pubblicitari, nei quali la colonna sonora è sempre elemento centrale. Morricone, segreto, timido, quasi allarmato, era persona affettuosa e al tempo stesso invalicabile, ma Tornatore ha saputo snidarlo con la tenerezza che riesce solo all’ amico fidato, esattamente come un decennio prima aveva fatto con Francesco Rosi, altro gigante, in Io lo chiamo cinematografo, illuminante libro-intervista nel quale il Maestro napoletano si era concesso al giovane collega con altrettanta confidenza e libertà.

2021, Ennio, di Giuseppe Tornatore. Morricone a casa sua, nella stanza della musica

Ho avuto la fortuna di lavorare con Morricone in due film. Nel 1990, in un episodio del film collettivo La domenica specialmente ispirato ai racconti di Tonino Guerra (gli altri erano Giuseppe Bertolucci, Francesco Barilli e, appunto, Giuseppe Tornatore) e, nel 1995, per Pasolini, un delitto italiano, che il Maestro dotò di una toccante colonna sonora ispirato dal genio corsaro che stimava e rimpiangeva sopra ogni altro.

Il mio primo incontro risaliva però a molti anni prima. Nel 1976 mi affacciavo alla professione da volonteroso inesperto assistente di Roberto Faenza per il film Forza Italia! (ingenui a non depositare il marchio!) e Morricone, già leggendario, ne componeva la colonna sonora. Arrivava a Cinecittà con la sua Citroën SM e parcheggiava davanti al Cinefonico, il laboratorio dove si elaborava il suono. Morricone prendeva i tempi in moviola (montatore era il valorosissimo Silvano Agosti) e consegnava poi le musiche perfettamente a misura; mai c’era bisogno di tagliare o aggiungere qualcosa. Oggi è tutto semplificato dalle incredibili prestazioni del Pro Tools, ma all’epoca toccava fare le cose al millimetro e non era facile.

La Citroen SM prima del restauro

Morricone era così scrupoloso che, spesso scontento o dubbioso, chiedeva conferme perfino a me, l’ultima ruota del carro! Io soffocavo dall’ammirazione e non sapevo cosa rispondere, tutto mi sembrava eccelso e non capivo le sue perplessità. Avevo cominciato quattordicenne a pasticciare il giro di accordi di Per un pugno di dollari – REmin, SIb, Remin, FAnaturale, SIb, SOLnaturale, SIb, REmin – e mi sembrava incredibile che proprio Morricone, insieme a Nino Rota monumento alla musica, mi prendesse sul serio! Privo di snobismi, Morricone trattava tutti allo stesso modo, che fosse Leone, Pontecorvo, Bertolucci, Montaldo, Petri o Giggino, il riccetto del bar che portava i caffè. Vedendo che ammiravo la sua Citroën-Maserati, un giorno mi diede le chiavi per farci un giro. Prima che se ne pentisse, m’intrufolai alla guida stando molto attento alle sue apprensive istruzioni: “Falla prima alzare, aspetta che si spenga la luce rossa, non uscire in strada, etc.”. Navigai lungo i viali di Cinecittà, dove troneggiavano i relitti del “Casanova” di Fellini che ne sarebbero diventati l’emblema. Quando dopo pochi minuti tornai al Cinefonico, vidi parcheggiata una SM identica. Era di Oreste Lionello, impegnato a doppiare Woody Allen ne Il prestanome di Martin Ritt.

Gli interni della Citroën SM di Ennio Morricone dopo il restauro

Nel 1968 il controllo della Maserati passò dalla famiglia Orsi alla Citroën. Fu deciso di unire il potente 6 cilindri a V di 2,7 litri progettato da Giulio Alfieri con la raffinata tecnologia delle DS e ID, un tempo avveniristiche ma forse inadatte a un’auto con ambizioni atletiche. Si voleva creare una lussuosa coupé sportiva che surclassasse le Jaguar inglesi e le tedesche Bmw e Mercedes, ma il progetto, nato forse troppo rapidamente e in più sull’orlo della prima grande crisi energetica, non riuscì a decollare. Lo stesso Morricone, che l’aveva acquistata nel 1972 e l’amava molto, decise alla fine di liberarsene.

Nel 2017, a Francavilla Fontana in provincia di Brindisi, un appassionato salentino l’ha ritrovata in condizioni deplorevoli. Incurante della totale irreperibilità dei ricambi, ha impiegato cinque anni per riportarla nelle stesse smaglianti condizioni in cui la conobbi nel 1976. Si chiama Francesco Rizzo e appassionati di auto storiche o ammiratori di Morricone non possono che essergliene infinitamente grati.

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