Il dietrofront è a un passo. L’Europa si è svegliata nel nuovo anno con un macigno sullo stomaco, risultato delle sue stesse decisioni sul futuro dell’automobile e soprattutto del suo impatto ambientale per i prossimi anni. Nel 2019 l’avevano chiamata “Phase out” (fase di ritiro di un prodotto), termine tutt’altro che popolare per procedere all’eliminazione “per legge”, a partire dal 2035, delle auto con motore termico (benzina, diesel, gpl, metano e ibride) per sostituirle con quelle elettriche.
Sembrava l’unica strada per la salvezza del pianeta e la migliore garanzia per assicurare un futuro all’automobile, oggi suona come pura follia. Ma il provvedimento è ancora lì, votato e approvato in un periodo che adesso appare molto più lontano dei sei anni reali. Frutto di scelte ideologiche di un mondo che doveva fare ancora i conti con la pandemia di Covid e la crisi dei microprocessori ma anche con guerre dentro e fuori l’Europa. E soprattutto con i costi dell’energia schizzati a livelli record.
Fermo restando la salvaguardia dell’ambiente e il futuro sostenibile del pianeta, occorrerebbe un po’ più di buon senso e intelligenza per avere la capacità di fare un passo indietro per andare avanti. Guardare il mercato e le vere esigenze dei consumatori, considerare più soluzioni e rivedere la ricetta finale.

Qualcosa di tutto questo, fortunatamente, sta facendosi strada. Qualcosa che assomiglia, appunto, a un intelligente dietrofront. Che chiamerei “compromesso energetico”, vantaggioso per la politica che finalmente prenderebbe in considerazione i nuovi scenari. Vantaggioso per l’industria che potrebbe continuare a investire su tecnologie sostenibili come l’alimentazione ibrida insieme a quella totalmente elettrica. Vantaggiosa per i consumatori che non sarebbero più costretti a scegliere un’auto elettrica (più costosa e complicata da gestire) solo perché una legge lo stabilisce.
Si tratterà di aspettare qualche giorno. Il 5 marzo, infatti, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, annuncerà il nuovo corso, sperando che lo sia davvero, ovvero “Un piano d’azione completo per garantire che la nostra industria possa prosperare in Europa e competere con successo nello scenario globale”. Di cosa si tratterà? Le indiscrezioni di questi giorni ne danno già una prima e positiva idea. Der Spiegel ha anticipato una deroga, anche dopo il 2035, alla produzione e immatricolazione di auto ibride plug-in (vetture ricaricabili “anche” con la spina), dando quindi un futuro ben diverso all’industria e tutelando allo stesso modo ambiente e consumatori.

La Commissione europea, inoltre, anticipa l’agenzia Bloomberg, dovrebbe riuscire anche a scongiurare il rischio di pesanti multe nei confronti delle case automobilistiche non in linea con i nuovi limiti di emissione previsti per il 2025. La via d’uscita la indica l’europarlamentare tedesco Peter Liese, membro del Ppe che ha proposto una moratoria per il biennio 2026-27: “Auspico misure di breve termine che ci consentano di mantenere i target ma di essere flessibili sulle multe”” ha dichiarato Liese. “Per esempio, chi non sarà in grado di centrare gli obiettivi nel 2025 potrebbe compensare facendo meglio delle richieste di legge nel 2026 e nel 2027. Abbiamo un meccanismo simile per i mezzi pesanti: non c’è motivo per non applicarlo anche sui veicoli commerciali leggeri e le auto”.
Insomma, un po’ di buon senso e maggiore visione politica potrebbero davvero togliere l’industria europea dell’auto da un angolo troppo stretto dove si è andata a ficcare da sola. Staremo a vedere.