Car and Friends

Valerio Berruti
Marco Tullio Giordana

Tutto quello che non dovete sapere sulle auto

Herbert von Karajan: niente radio sulla Porsche 911 RS Turbo

Eliette Mouret, Herbert von Karajan (e un amico) a Megéve nell’Alta Savoia nell’ottobre del 1958, il giorno prima delle nozze.

È nota la passione di Herbert von Karajan, direttore d’orchestra austriaco tra i più grandi dello scorso secolo (era nato a Salisburgo il 5 aprile 1908, mancò ad Anif il 16 luglio 1989), per le automobili, le motociclette, gli aerei (che pilotava personalmente), i motoscafi e le barche a vela, in altre parole per tutto ciò che riguardava la velocità l’aria, la leggerezza, qualcosa di altrettanto impalpabile e travolgente della musica.

1960 circa, Herbert von Karajan ai comandi del suo Piper

Molte sono le immagini che lo ritraggono, insieme alla bella Eliette Mouret, la modella francese di Dior che impalmò nell’ottobre 1958 (aveva sposato nel 1938 il soprano leggero Elmy Holgerlöf, da cui divorziò dopo 4 anni, e nel 1942 l’ereditiera Anita Gütermann, che durò fino alla comparsa di Eliette): La loro unione si rivelerà, malgrado le molte tentazioni (eviteremo qui di fare i pettegoli), un legame indistruttibile fino alla morte del Maestro ed Eliette von Karajan diventerà poi formidabile mecenate musicale proseguendo, sia pure in forma diversa, un lascito musicale dalle proporzioni immense.

1967, Eliette ed Herbert von Karajan per mare

Esula dal tema di queste brevi note, dedicate soprattutto alla passione automobilistica, la vexata qaestio della adesione di von Karajan al nazismo (tessera NSDAP numero 1.607.525) che, debolezza o opportunismo che fosse, gli costò l’allontanamento dalla scena musicale del dopoguerra prima di venire riabilitato. In effetti il suo rapporto con Hitler, GöringGöbbels e l’Olimpo nazista fu ambivalente e contrastato da entrambe le parti, anche se molti mai lo perdoneranno ritenendo insufficiente la sua militanza a favore di Bach e di Paul Hindemith che i nazisti consideravano “arte degenerata” e altre numerose insubordinazioni. Hitler non amava von Karajan e gli preferiva Wilhelm Furtwängler nonostante non avesse mai preso la tessera nazista (ragione per cui il fanatico Göbbels invece lo detestava e usava il giovane direttore austriaco per indebolirlo).

Ma addentrarmi nelle idiosincrasie e nelle mene dell’inner circle nazista mi mette a disagio, riferisco per dovere di cronaca ma non vedo l’ora di tornare alla musica e alle macchine. Non si tratta di indifferenza o qualunquismo, la verità è che non mi sento di giudicare col senno di poi il comportamento di nessuno in circostanze tanto bestiali. 

1935, Furtwängler riceve l’ovazione dei maggiorenti nazisti dopo un concerto. In prima fila: Adolf Hitler tra Joseph  Göbbels e Hermann Göring

Caduto in disgrazia, nel 1943 von Karajan si rifugiò in Italia e, dopo la guerra, dovette sottostare a un processo di de-nazificazione che per diversi mesi gli precluse il podio. Fu finalmente invitato al Festival di Lucerna nel 1946 e tale fu la sua gratitudine per questa città che vi tornò ogni fine estate fino al 1988, pochi mesi prima della morte. Nel 1946 von Karajan poté finalmente dirigere anche a Vienna con i Wiener Philharmoniker, fintanto che le autorità d’occupazione russe gli vietarono di prendere parte ad altri concerti pubblici per via dell’ingombrante passato. Da lì ricomincerà la travolgente carriera che potremmo riassumere nella nomina di direttore musicale a vita dei Berliner Philarmoniker, succedendo proprio a Furtwängler. Diresse poi alla Scala, alla RIAS di Berlino, allo Staatsoper di Vienna, di cui divenne dal 1956 al 1964 direttore artistico succedendo a Karl Böhm. per non dire delle tournée che lo porteranno a dirigere nelle sale e nei teatri di tutto il mondo. Non aggiungo altro se non per dire che, con grande intuito sui tempi, ebbe piena consapevolezza, oltre che della sua bravura, anche del ruolo che avrebbero giocato la televisione e i media per reclamizzarla, oltre ovviamente alle incisioni. Tanto da risolversi a produrre e filmare i concerti in proprio, consegnato per sempre alla posterità  il corpus immenso della sua opera.

1958, Eliette ed Herbert von Karajan a bordo di un’Alfa Romeo Giulietta spider

Torniamo alle auto possedute e amate da von Karajan; sono davvero un’infinità e meriterebbero un articolo ciascuna. Qui ci limiteremo a parlare di un modello estremamente raro, anche perché realizzato in pieno ossequio a quanto richiesto dall’illustre cliente. Si tratta della Porsche 911 (930 #5700206) RS Turbo 3.0 del 1975 con la stessa livrea Martini Racing che aveva furoreggiato nella 24 Ore di Le Mans del 1974, nella versione Carrera RSR Turbo 2.1 (che aveva guadagnato un onorevole secondo posto). Come se non bastasse, la Porsche gli aveva stampigliato il nome sul cofano posteriore!

1975, il nome del maestro sul cofano della 911 Turbo 3.0 (courtesy Porsche AG)

Von Karajan aveva già posseduto, o perlomeno guidato, un gran numero di sportive della casa di Zuffenhausen: la 356 Speedster, la 550 A spider (la stessa di James Dean), diverse 911, un paio di 959, e quando nel 1974 apparve il modello RS Turbo 3.0 non esitò a chiederne una con specifiche del tutto personali: la sua doveva essere più leggera delle altre, doveva pesare meno di 1.000 Kg per avere un rapporto peso/potenza inferiore a 4 kg/cv.

La Porsche 911 RS Turbo 3.0 di von Karajan (courtesy Porsche AG)

La 911 di Karajan aveva il telaio Motorsport della RSR sul quale fu innestata la carrozzeria della Carrera RS. Assetto da gara, niente sedili posteriori, un roll-bar a gabbia e, soprattutto, niente autoradio: il Maestro non voleva altro suono che quello del 6 cilindri contrapposti tirato all’inverosimile per una potenza di 360 Cv.

La Porsche 911 RS Turbo 3.0 (courtesy Porsche AG)

Passata di mano dopo la morte del Maestro giace come la Bella Addormentata nel garage di un collezionista sconosciuto che, a quanto di dice, non l’ha mai mostrata né fatta circolare, forse addirittura mai guidata. Un peccato per gli appassionati di automobili e per i devoti del grande musicista.