Ma che fine sta facendo l’automobile? O meglio, cosa sta accadendo intorno a quell’oggetto straordinario e nello stesso tempo indispensabile con cui tutti (direttamente o indirettamente) abbiamo a che fare?

Proviamo allora a mettere in ordine un po’ di fatti e considerazioni. La prima riguarda qualcosa di improvvisamente sconvolgente nell’evoluzione del prodotto. Qualcosa che sta cambiando l’automobile alla velocità della luce, cancellando gran parte dei nostri gesti abitudinari e delle nostre passioni rassicuranti. In poco più di un decennio, infatti, il vento dell’innovazione ha spazzato via un secolo di storia. All’improvviso ci siamo trovati di fronte ad un radicale cambiamento che non siamo stati in grado di capire, gestire e soprattutto governare. L’automobile ha perso la sua personalità (tutti Suv e crossover) e purtroppo anche la sua grande capacità di farci sognare.
Non è certo colpa della tecnologia. Ogni processo innovativo e digitale è oggi più che mai necessario. Senza l’elettronica, per esempio, l’automobile non avrebbe mai raggiunto tanti traguardi a livello di sicurezza, facilità di guida e connessione. Il problema è un altro, semmai. E riguarda i tempi del progresso e soprattutto la corsa forsennata verso nuove frontiere tecnologiche senza sapere dove tutto questo può condurci. Soprattutto senza valutarne le conseguenze.

Così in pochi anni abbiamo deciso (o meglio, qualcuno l’ha fatto per noi) che tutte le auto sarebbero dovute diventare a zero emissioni, connesse e addirittura con la guida autonoma. Che le vetture dei prossimi anni ci avrebbero portato da una parte all’altra della città senza che noi dovessimo occuparcene. Che l’avrebbero fatto nel massimo rispetto dell’ambiente, quindi grazie a un motore elettrico o a idrogeno. E che una volta a bordo non solo non avremmo dovuto più tenere le mani sul volante e premere l’acceleratore ma che non avremmo più corso nessun pericolo. Insomma, sicurezza totale. Incidenti zero.
Proprio una bella storia. Di quelle che una volta si vedevano al cinema. Ci abbiamo creduto tutti, inutile negarlo, ma oggi ci rendiamo conto che tempi, modalità e obiettivi sono decisamente cambiati. Soprattutto che la storia è un’altra. Brutalmente diversa da quel sogno che abbiamo contribuito a diffondere quasi fosse una religione.

Oggi sembra tutto molto lontano. In pochi anni, una pandemia imprevedibile, una crisi tecnologica non proprio a ciel sereno (la mancanza dei semiconduttori) e una guerra spietata scoppiata dietro casa nostra, ha rovesciato il tavolo rimettendo tutto in gioco. Un gioco completamente diverso che forse ci riporterà tutti con i piedi per terra e le mani sul volante. Soprattutto riusciremo a riflettere sul futuro in maniera diversa e meno superficiale. Visto che un virus infinitamente piccolo ha rischiato di spazzare via tutto e la carenza di microprocessori di pochi millimetri è bastata per bloccare la produzione di modelli costruiti ormai intorno a centraline elettroniche e una guerra ha di fatto raddoppiato il costo del gas e dell’energia.
Fatti che messi insieme ci stanno restituendo un mondo diverso. Fragile, instabile proprio per la sua globalità ma ancora da custodire per quello che finora ci ha dato. Compresa l’automobile. Con la sua storia, le sue passioni, i suoi difetti e la sua bellezza.