È possibile che oltre cent’anni dopo esistano ancora dubbi su quale sia stato il primo veicolo a motore ad attraversare il deserto del Sahara? È possibile che un grande industriale tycoon sia riuscito, grazie ad una sapiente campagna mediatica, ad appropriarsi di un’impresa così importante ai danni nientemeno che dell’Esercito Francese? E infine: è possibile che pochi camion Fiat 15 TER abbiano contribuito alla rovina di uno dei più geniali pionieri dell’automobile?

Per rispondere a queste domande è necessario ricomporre gli avvenimenti di una vicenda avvincente e tragica che ha appassionato l’opinione pubblica d’oltralpe, nella quale si confrontarono tre dei principali gruppi industriali francesi, Citröen, Renault e Michelin, e che ebbe come protagonisti involontari alcuni esemplari di camion Fiat 15 TER consegnati all’Esercito Francese all’inizio della prima guerra mondiale.
La storia comincia nel 1915, quando il colonnello Octave Meynier, comandante dei territori delle Oasi algerine, decide di verificare la possibilità di utilizzare autoveicoli per svolgere attività di collegamento e ricognizione in pieno Sahara. Fino a quel momento, l’unico mezzo di locomozione e trasporto nel deserto era ancora il cammello.

I veicoli che vengono consegnati a Meynier sono dei camion Rochet-Schneider e Fiat 15 TER, questi ultimi particolarmente idonei allo scopo essendo stati progettati specificatamente per l’impiego nei territori coloniali italiani di Libia ed essendo considerati gli unici veicoli di questo tipo realmente affidabili all’epoca. Grazie al fatto che sia le ruote anteriori sterzanti sia quelle posteriori motrici erano gemellate, i Fiat 15 TER si comportano egregiamente anche nei tratti sabbiosi, e i primi test sono tanto promettenti da convincere Meynier a tentare un’impresa temeraria e mai realizzata prima, e cioè di effettuare una ricognizione con un veicolo a motore dall’oasi di Ouargla a quella di In Salah, nel cuore del Sahara. Come se ciò non bastasse, la spedizione si svolgerà in piena estate. Dei due camion che partono, solo uno giunge alla meta, coprendo gli oltre 1000 km che separano le due oasi in quasi 20 giorni, dal 22 luglio all’11 agosto 1916. Questa impresa viene entusiasticamente celebrata come “il primo vero trionfo della ruota sulla sabbia”.
Nel gennaio del 1917 viene nominato comandante militare dei Territori Sahariani il Generale François-Henry Laperrine d’Hautpoul, tra i più convinti sostenitori della necessità di realizzare in tempi brevi una rete di collegamenti terrestri e aerei trans-sahariani.

Nel 1919 viene affidato al Generale Laperrine l’incarico di organizzare una grande spedizione di riconoscimento del tracciato della linea ferroviaria trans-sahariana che il Governo Francese intendeva realizzare per collegare la costa mediterranea ai territori dell’Africa Orientale Francese. La spedizione è composta da una colonna di 23 camion Fiat 15 ter e da una squadriglia di 8 aerei, di cui cinque Breguet XIV e tre Breguet XVI di tipo “Grand Raid”, dotati di serbatoi supplementari che assicurano un’autonomia di volo di oltre 12 ore. Il comando della colona di terra viene affidato al tenente Lucien Fenouil, comandante del Gruppo Automobilistico del Sahara. La missione dei Fiat 15 ter consiste nel precedere gli aerei, materializzare a terra la rotta che essi devono seguire e provvedere a trasportare le riserve di combustibile, le stazioni radio mobili e i pezzi di ricambio, oltre a tutto il necessario per garantire il sostentamento degli oltre 70 componenti la spedizione.

Il 3 gennaio 1920 la colonna dei veicoli Fiat parte dall’oasi di Ouargla per raggiungere Tamanrasset, nel massiccio dell’Hoggar, lungo oltre 1500 km di piste in gran parte mai percorse fino ad allora da veicoli a motore, dando inizio a quella che sarebbe diventata l’epopea della Missione Laperrine. Il 31 gennaio 1920 nove camion Fiat 15 TER entrano nella capitale dell’Hoggar, accolti dall’incredula popolazione locale che non ha mai visto prima un’automobile, avendo così brillantemente completato il loro compito. Il tenente Fenouil scrive: “i veicoli hanno resistito meravigliosamente alle brutali sollecitazioni ed alle terribili intemperie del deserto, ove la temperatura puó raggiungere i 57 gradi all’ombra e i 70 gradi al sole”. Non resta a questo punto che attendere l’arrivo dei velivoli che devono studiare e fotografare le caratteristiche del tracciato della futura ferrovia.

Degli otto velivoli attesi, solo quattro giungono a Tamanrasset, e di questi solo due, un Breguet XIV ed un Breguet XVI “Grand Raid” sono in condizioni di decollare la mattina del 18 febbraio per un volo di ricognizione in direzione di Timbuctù. Sul primo velivolo, oltre ai due membri dell’equipaggio, prende posto anche il Generale Laperrine, condividendo con il meccanico di bordo il posto dietro a quello del pilota. Per giungere alla meta i velivoli devono seguire a vista la pista carovaniera esistente; al fine di renderla visibile dall’alto, il suo tracciato é stato marcato con delle grosse pietre disposte in cerchio, bianche o nere a seconda del colore scuro o chiaro del terreno.
1/continua
Paolo Dal Chiele e Paolo Giusti si occupano da molti anni di storia dell’automobile: il primo, in particolare, della Volkswagen, il secondo della Lancia. Insieme hanno scritto due libri, un terzo è in arrivo. Collaborano regolarmente con diverse riviste del settore.