Car and Friends

Valerio Berruti
Marco Tullio Giordana

Tutto quello che non dovete sapere sulle auto

La traversata fantasma/2 Le fatali tempeste di sabbia

Arriva finalmente il gran giorno, ma una serie di fatali coincidenze, a partire dal momento del decollo dei due velivoli, trasforma il volo in tragedia. A causa di un’improvvisa tempesta di sabbia, i due velivoli perdono il contatto visuale con la pista. Essendo il Breguet XVI l’unico dei due ad essere dotato di bussola, l’aereo di Laperrine si mette alla sua coda mantenendo il contatto visivo. La direzione che i due aerei prendono sulla base delle indicazioni della bussola si rivela però sbagliata e, dopo alcune ore di volo, il Breguet XIV rimane senza combustibile ed è costretto a un atterraggio di fortuna. Quando mancano ormai pochi metri, una serie di violente turbolenze fanno perdere l’assetto al velivolo che si inclina, tocca il suolo con l’ala destra, poi con la ruota sinistra, per poi improvvisamente capottare. L’impatto è violento; il Generale Laperrine, l’unico a non essere assicurato al sedile mediante le cinture, viene proiettato contro il parabrezza e subisce numerose ferite. Il pilota e il meccanico se la cavano invece con pochi graffi. Il secondo velivolo che li precede non si accorge di nulla e prosegue il suo volo, senza essere quindi in grado di prestare alcun soccorso o di rilevare la posizione dell’impatto. Inizia così la lenta agonia dell’equipaggio. 

Il pilota Bernard ai comandi, dietro: il generale Laperrine e il meccanico Vaslin

Appena la notizia dell’incidente giunge a Tamanrasset, vengono avviate le ricerche dell’aereo precipitato, anche se l’impresa appare subito disperata tenendo conto dei mezzi a disposizione, delle distanze da percorrere e delle caratteristiche del terreno. Le ricerche si protraggono per settimane. Il Generale Laperrine muore il 5 marzo dopo oltre due settimane di sofferenza, mentre i suoi compagni vengono ritrovati solo il 14 marzo, a quasi un mese dall’incidente, ormai allo stremo delle forze. 

relitto del Breguet XIV di Laperrine

A conferma dell’autentica venerazione che i suoi ufficiali nutrono per il Generale Laperrine, il corpo viene riesumato, avvolto nella tela dell’aereo che reca impressa la sua insegna e assicurato a una barella di fortuna per essere trasportato in un luogo degno di sepoltura. Il 15 marzo ha inizio il lungo viaggio di ritorno, oltre 1500 chilometri da percorrere ormai in condizioni proibitive a causa delle temperature estreme e si rivelerà un vero calvario per gli uomini, i mezzi e gli animali che compongono la carovana. Il 17 luglio 1920, dopo oltre quattro mesi di marcia, la colonna raggiunge finalmente Ouargla, l’oasi dalla quale era partita otto mesi prima. Così viene descritta la scena nel rapporto della missione: “I vestiti a brandelli, senza scarpe, alcuni con i capelli grigi. Dimagriti, con i volti segnati dal vento del deserto e dal sole cocente … avevano tutti un’espressione stranita e lo sguardo fisso a scrutare orizzonti lontani. Giunti ad Algeri, l’ospedale militare accoglie i sopravvissuti. Gli altri partono in battello alla volta della Francia, ove avranno il loro riposo eterno”

La tragedia della missione Laperrine fa passare inosservato un aspetto importante: durante le ricerche del relitto dell’aereo, la colonna dei Fiat 15 ter dell’Esercito Francese ai comandi del Tenente Fenouil si era spinta sino ai limiti del territorio algerino, al confine con il Sudan Francese, l’odierno Mali. Avendo raggiunto l’inizio delle savane, e quindi il limite fisico meridionale del deserto, erano stati i primi veicoli a motore a completare l’attraversamento completo da nord a sud del Sahara. Ma in quel momento, l’emozione per la scomparsa del Generale Leperrine è tale da rendere semplicemente inconcepibile ogni valutazione degli aspetti tecnici della missione. 

I vertici militari sono talmente sconvolti dalla perdita di uno dei più fervidi ispiratori della politica di penetrazione coloniale nel deserto da decidere la sospensione di gran parte dei progetti di individuazione di nuove piste e ricognizione aerea nell’area centrale del Sahara, sospensione che in quest’ultimo caso sarebbe durata oltre dieci anni. In effetti, l’Esercito adottò, a partire da questo momento e per un lungo periodo, a seguire un atteggiamento molto più prudente e graduale, ispirato sicuramente dalle ultime parole che Laperrine aveva rivolto ai compagni di sventura prima di spirare: “Ho creduto di conoscere il deserto, ma in realtà il deserto non lo si può mai conoscere completamente”.  

2/ continua (prima puntata)