Veloci ma non troppo. O meglio, andare troppo forte spesso non giova. Quando? Facciamo qualche esempio. Se vai in auto e non sei in pista non serve premere l’acceleratore fino al limite. Se giochi ad anticipare le tappe alla fine rischi di dover tornare indietro e ricominciare tutto dall’inizio. Insomma, non sempre è necessario correre, eppure così fan tutti, sempre più vittime dell’ipervelocità. Il risultato? Accelerare fino a diventare frenetici. Hans Magnus Enzensberger, scrittore e poeta tedesco, sostiene che la vera ricchezza dell’epoca attuale è il tempo, la possibilità di disporne per scegliere cosa fare, quando e a quali ritmi. Più o meno l’esatto contrario di quanto poi in realtà accade.

Continuiamo, allora, con altri esempi all’interno del mondo. C’è una sfrenata voglia, forse anche necessità, di fare annunci legati a date molto precise. “Nel 2030 guideremo l’auto autonoma” oppure “Dal 2035 non potranno più circolare in Europa auto con motori a benzina e gasolio” e via dicendo. È una continua rincorsa ad arrivare prima all’obiettivo anche se spesso c’è la consapevolezza che non sarà possibile. Ma questo è sempre più un dettaglio: l’unica cosa certa è che bisogna correre. Sbrigarsi ad annunciare è questa la tendenza e guai a non essere al passo.
Purtroppo, è un modo di procedere che non ha mai portato lontano. Basta andarsi a riguardare le “promesse di dieci/vent’anni fa per scoprire che ben poche sono state mantenute. Perché sono figlie della fretta, della velocità a tutti i costi che non camminano quasi mai insieme alla qualità. Ci costringono a spostare sempre più in alto l’asticella senza riflettere che poi non arriveremo mai a sorpassarla.

Pensate alla contraddizione dei limiti di velocità. Più si abbassano e più salgono quelli delle automobili, sempre più potenti, con una crescita a dismisura e soprattutto inutile del numero dei cavalli e delle prestazioni. Poi, ci sono i limiti delle auto elettriche con cui bisogna fare i conti. Chi ne possiede una, infatti, è sempre alle prese con l’autonomia delle batterie e della disponibilità di colonnine per la ricarica. Eppure, anche in questo caso, appena alzi lo sguardo, ti ritrovi un futuro pieno di ottimismo e buone intenzioni. Che significa? Per esempio, che le prossime generazioni di batterie ti permetteranno di fare mille chilometri con un “pieno” di energia. Proprio così “mille chilometri” quando adesso, già dopo poco più di duecento devi correre a cercare una ricarica.

Non solo. Proprio sulle ricariche il gioco dei numeri e della corsa all’esagerazione diventa quasi grottesca: “Entro i prossimi anni ne arriveranno diecimila, cinquantamila, centomila”. Chi più ne ha più ne metta. Basta un numero per fare contenti tutti, almeno adesso. Dopo si vedrà. La corsa continua. L’importante è correre…