C’era una volta la citycar, quella che tutti chiamavano “utilitaria” e che ha messo in moto gli italiani negli anni Cinquanta. Ricordi del passato, visto che negli ultimi tempi questa tipologia di vetture si sta avviando alla scomparsa. Ultima, in ordine di tempo, la Smart. Così ora, i modelli rimasti si contano sulle dita di una mano (Fiat Panda e 500, le Kia Picanto e Hyundai i10 e la Toyota Aygo X) e le vendite crollano (-17,3 per cento a febbraio).
Le ragioni sono varie ma si riassumono nella poca convenienza produttiva e quindi nei ricavi ridotti al minimo. Il risultato di questa scellerata mutazione? Adesso, che le auto piccole, anzi piccolissime servirebbero a tutti, risolvendo molti problemi di traffico e parcheggio nelle grandi città, stanno scomparendo e al loro posto rimane un’automobile che negli ultimi dieci anni è clamorosamente cresciuta nelle dimensioni. Ma anche nei listini, diventati tutt’altro che “sostenibili”. Ora, però, qualcosa potrebbe cambiare, complice l’obbligo di ridurre (e dal 2035 azzerare) le emissioni. E, dunque, proprio dalle auto più piccole e “pulite” potrebbe arrivare parte della soluzione.

Se ne è accorto anche il governo che nel report “La transizione tecnologica dell’automotive italiano – Analisi della filiera, aspetti tecnologici e strumenti di policy”, a cura del ministero del Tesoro, diffuso però qualche mese fa e ancora semza nessun seguito, individua una possibile soluzione proprio nella produzione di piccole auto elettrificate come le kei car che in Giappone, rappresentano oggi oltre il 40%. Modelli di dimensioni compatte (massimo 3,4 metri di lunghezza e 1,48 di larghezza), elettrificati ed economicamente accessibili che secondo l’esecutivo potrebbero aiutare le case automobilistiche a recuperare quote di mercato proprio nel segmento dei veicoli urbani.
“La diffusione di queste autovetture”, si legge nel documento del Tesoro, “potrebbe essere favorita attraverso piani di incentivo all’acquisto o introducendo vantaggi di varia natura nell’impiego in città (ricariche e parcheggi gratuiti o a prezzo calmierato, azzeramento della tassa di possesso, maggior accessibilità nelle zone a traffico limitato)”.

E veniamo ai modelli. Oggi la best seller giapponese è la Honda N-Box, utilitaria tascabile a 5 posti e lunga appena 3 metri e 39. La più conveniente è la Suzuki Alto (costa circa l’equivalente di 6.700 euro). La più accessoriata e molto vicina alle abitudini europee è la Suzuki Hustler (il listino parte da 9.500 euro).
Auto che dalle nostre parti risolverebbero non pochi problemi: dai costi alla facilità di parcheggio. Fino all’abbassamento di consumi e CO2. In fondo, è stata proprio l’utilitaria piccola ed economica a rimettere in moto l’Italia negli anni 60. Chissà che qualcosa del genere non si ripeta.