Car and Friends

Valerio Berruti
Marco Tullio Giordana

Tutto quello che non dovete sapere sulle auto

Marilyn prima di Marilyn, sedotta da una Pontiac

Pontiac è stato un marchio General Motors attivo dal 1926 al 2010. Il nome deriva dal capo tribù nativo americano che nel 1763 riuscì quasi a distruggere la nascente Detroit, la città dove si sarebbe poi sviluppata l’industria automobilistica americana.

Il grande capo Pontiac tratta la resa

Si tratta di una filiazione della marca Oakland (veicoli industriali e trattori del gruppo General Motors) che, volendo competere nel campo delle vetture economiche, lanciò un primo modello Pontiac 6 cilindri a prezzo concorrenziale. L’affermazione fu rapida, soprattutto presso una clientela giovanile senza troppi soldi in tasca ma desiderosa di distinguersi e perciò sempre attenta alle novità.

Nel 1933 la Pontiac introdusse i motori 8 cilindri in linea, nel 1934 le sospensioni anteriori indipendenti, nel 1935 il tetto in acciaio e il cambio sincronizzato oltre a quello automatico. Fu la prima a dare il via nel 1953 all’innovazione del parabrezza in un unico pezzo e nel 1954 mise pure l’aria condizionata sulle sue economiche vetture. Insomma, una macchinetta simpatica, per nulla pretenziosa ma piena di accessori, l’acquisto ideala per chi doveva farsi largo. Come una giovane attrice in rampa di lancio ma ancora lontana dalla consacrazione, nome d’arte Marilyn Monroe.

1950, Marilyn Monroe accanto alla Pontiac Chieftain

Figlia illegittima di genitori sventurati e indifferenti, dopo un’adolescenza passata in case-famiglia, dalle quali si sentì sempre rifiutata, e stentati inizi da modella, preda ideale del sottobosco che allignava nel suburbio del cinema hollywoodiano, ebbe finalmente nel 1947 un contratto con la Fox per 125 dollari a settimana.

Nel 1947 prese parte al suo primo film, The Shocking Miss Pilgrim di George Seaton, nemmeno accreditata nei titoli né visibile, dato che interpretava una centralinista di cui si sente soltanto la voce. In ogni caso, il lungimirante Darryl Zanuck, capo della 20th Century, malgrado le raccomandazioni di Orson Welles (lo scopriamo nel crudele e spassoso A pranzo con Orson Welles, Conversazioni tra Henry Jaglom e Orson Welles, Adelphi 2015) non rinnovò il contratto e la ributtò sul lastrico. Grazie all’agente Max Arnow ottenne un contratto di sei mesi dalla Columbia Pictures che, dopo averle fatto girare un solo film, Orchidea bionda (Lady of the Chorus) di Phil Karlson, non rinnovò l’impegno. Finalmente due occasioni le permisero di essere apprezzata, anche se in ruoli minori: Giungla d’asfalto (The Asphalt Jungle, 1950, Metro-Goldwyn-Mayer) di John Huston ed Eva contro Eva (All about Eve, 1950, 20th Century-Fox) di Joseph Leo Mankiewicz. Da quel momento la carriera cominciò a decollare e raggiungerà le vette che sappiamo, anche se questo non le risparmiò sofferenze e precipizi continui.

Comunque sia, quei primi sicuri guadagni (dopo d’allora tutti la vollero) e le sue quotazioni crebbero in misura esponenziale) le permisero di acquistare la sua prima automobile, la Pontiac Chieftain, uscita proprio quell’anno 1950 con un nuovo modello.

In seguito Marilyn acquisterà auto più consone al nuovo status di diva internazionale: Lincoln Capri, Cadillac Eldorado, Ford Thunderbird, (perfino una Land Rover!) e svariate altre fino ad arrivare all’ultima, la Crysler 300 convertible in servizio fino al tragico 4 agosto 1962, quando se ne andò per sempre, lasciando percosso e attonito il mondo dei suoi ammiratori. 

Secondo l’autopsia dell’anatomopatologo Thomas Noguchi (che mise le mani su parecchi cadaveri eccellenti del firmamento hollywoodiano), la morte di Marilyn fu con “alta probabilità” un suicidio dovuta a un’overdose di barbiturici. Anche se le circostanze incerte e le molte contraddizioni dei testimoni e dello stesso referto autoptico autorizzarono lo scatenarsi delle dietrologie più o meno verosimili che ancora tengono banco e nelle quali, per compassione o ripulsa del pettegolezzo, preferisco non addentrarmi.

1962, Marilyn Monroe e la sua Chrysler 300 convertible

È andata recentemente in asta negli USA una Pontiac Chieftain convertible 1950 che, con una certa furberia, viene descritta come tipica macchina che sarebbe piaciuta a Marilyn Monroe. Non è una vera attribuzione ma intanto si chiedono 126.500$ che non sono proprio pochi, e chissà che qualche gonzo non ci caschi. Il modello però, sia pure fornito di pin-up truccata come la Monroe, è quello del 1955 (e non quello del 1950 ancora prigioniero di una linea anni ’40) e insomma… tutto profuma di turlupinatura.

Sempre più spesso fanno la loro improvvisa comparsa auto appartenute a celebrità, o supposte tali, prive di un vero pedigree sperando di gonfiare le cifre senza un vero supporto. Oramai il mercato è in preda a continui sbalzi d’umore e si sregola per queste oscillazioni dettate dalla moda e dalla smania di possedere oggetti “cool” ed “esclusivi”. 

La Pontiac model year 1955 in asta per 126.500$

Lasciamo perdere. Preferisco ricordare Marilyn Monroe quando era la diciannovenne Norma Jeane Baker che aveva preso il posto del marito James Dougherty (dal quale stava per separarsi) alla Radio Plane, dove impacchettava i paracadute per essere in seguito destinata al reparto verniciatura delle fusoliere.  Il 26 giugno del 1945 il fotografo David Conover si recò alla Radio Plane per fare un servizio sulle ragazze che lavoravano per i soldati al fronte (La capitolazione del Giappone non avverrà che il 22 settembre 1945) e tirare su il loro morale. Fatto sta che Conover convinse Norma Jeane a posare per lui e la foto comparve sul magazine Yank Army Weekly un paio di settimane dopo, prima uscita pubblica di colei che diventerà l’attrice più celebrata e rimpianta del XX° secolo.

1945, Norma Jeane Baker su Yank Army Weekly, la prima apparizione