Non è solo una questione di “green deal”. Nemmeno di date certe sulla scomparsa dei motori a benzina e gasolio in Europa. La verità è che il grande rinnovamento dell’automobile è appena cominciato. Cambierà gli assetti dei costruttori, farà nascere nuove alleanze e nello stesso tempo seppellirà quelle più deboli ma soprattutto rinnoverà la gamma dei modelli, per molti dei quali non ci sarà futuro.

Hanno già smesso di essere prodotte, come più volte abbiamo già detto, la Lancia Ypsilon e la Fiat 500 X. La prima sostituita da un’auto completamente diversa che mantiene però lo stesso nome della celebre antenata (chissà se anche lo stesso successo…), la seconda, invece, uscita di produzione ha messo nel cassetto anche il nome. Forse non saranno in molti a rimpiangerla anche se in dieci anni di vita ha ottenuto anche qualche periodo di discreto successo.

Sempre per rimanere nel gruppo Stellantis non vedremo più due Maserati (ferma restando l’incertezza per le altre perché a Modena la crisi colpisce duro): la Ghibli e la Quattroporte. La prima scomparirà definitivamente travolta dalla “suvvizzazione” dei modelli di ogni fascia; la seconda, l’ammiraglia del marchio che avrebbe dovuto avere un’erede elettrica proprio nel 2025 viene soltanto “rimandata al 2028”.

Delle serie “piccole addio”, abbiamo già salutato lo scorso anno la regina delle citycar, la mitica Smart Fortwo, la più piccola di tutte (la prima era lunga 2 metri e 70) che dalla fine degli anni 90 ha rivoluzionato la mobilità cittadina. Tre generazioni di vetture fino all’ultima, “tutta elettrica”.

Il bello è che cancellata la Smart, modello che nel frattempo è diventato un marchio, ecco comparire dalla Cina ben tre Suv, uno più grande dell’altro. Misteri delle strategie industriali con una sola certezza: in Italia, sarà l’auto più rimpianta e cercata sul mercato dell’usato.

Sacrificate nel nome della rivoluzione elettrica, hanno lasciato il mercato (queste magari con meno rimpianti da parte degli automobilisti) le Jaguar XE, XF e F-Type. La casa inglese di proprietà degli indiani della Tata ha deciso di cambiare registro e soprattutto l’intera gamma di modelli che saranno solo elettrici, super lussuosi e tecnologici. Di tutto questo però si sa ben poco, salvo alcune anticipazioni che hanno già diviso gli appassionati del marchio.

Infine, ultimo colpo ai ricordi e alla tradizione automobilistica è arrivato l’annuncio della prossima “scomparsa” della Mercedes Classe A, la piccola che ha “democratizzato” l’accesso ad uno dei marchi più blasonati del pianeta ma anche quella che al debutto non ha superato la famosa “prova dell’alce” (ottobre 1997), un test di stabilità necessario per l’omologazione, poi brillantemente risolto, equipaggiando tutti i veicoli con il sistema elettronico di stabilità ESP e il sistema di assistenza automatica alla frenata di serie..

Ad annunciare l’addio è stato Markus Schäfer, direttore tecnico della Mercedes-Benz, dichiarando senza mezzi termini che la Classe A è destinata a non avere eredi: “Abbiamo bisogno di modelli che funzionino in tutto il mondo, Cina e Usa compresi: so che la hatchback è la prediletta in Europa, ma non rientrava nei piani e dovevamo fare delle scelte, anche difficili”.
Meno modelli più profitti? Più o meno è così. Sempre Schäfer l’ha spiegato in questo modo: “Ridurre la complessità è un compito fondamentale per noi: per questo, portare la famiglia compatta da sette a quattro modelli è stato necessario in questo segmento”. Come detto, non è solo una questione di green deal…